Un libro al mese #ottobre
Rubrica mensile dedicata ai libri che hanno contribuito a costruire il mio cammino e sono certa informeranno e ispireranno anche te!
Il Corano per i musulmani è il Libro per eccellenza, il mezzo attraverso il quale connettersi con la propria spiritualità, una guida per il cammino e il retto comportamento. Il Corano per i musulmani è prima di tutto Rivelazione divina, trasmessa al Profeta Muhammad nel settimo secolo. La parola Corano è l’italianizzazione dell’arabo Qur’an e significa letteralmente lettura, da intendersi come recitazione ad alta voce. Il testo coranico infatti nasce come produzione orale, da memorizzare e cantilenare nei momenti di preghiera o separatamente come esercizio spirituale. Il Corano come libro di carta e inchiostro finemente decorato e scritto in elegante calligrafia araba è frutto di un processo lungo durato circa due secoli, che oggi permette a persone di tutto il mondo di accedervi previa conoscenza della lingua araba. L’arabo è infatti la lingua scelta da Dio (in arabo Allah) per veicolare il Suo Messaggio ed è a partire dall’articolazione dei suoni, dalla struttura grammaticale e dallo stile particolare del Corano che si scorgono i significati nascosti del testo. La grammatica, come spiego sempre nel corso Arabo per il Corano, è considerata una scienza sacra, prima chiave d’accesso per la comprensione della Rivelazione divina. Difatti anche per i madrelingua arabi comprendere il testo coranico senza uno studio approfondito della sua peculiarità e unicità linguistica è impossibile.
Leggere il Corano in traduzione è un ottimo modo per avvicinarsi alla cultura e alla religione islamica, ma certamente poco efficace se si vuole cogliere la potenza e la bellezza del testo. Anche solo conoscere le basi della fonetica e della recitazione cantilenata (tajweed) offre, a mio avviso, un approccio al Corano più fedele al testo e una comprensione più profonda come mostra la riflessione poetica che si può leggere qui.
Ma allora è sbagliato leggere il Corano in traduzione? Assolutamente no, anzi è consigliabile a tutti coloro che desiderano addentrarsi nella conoscenza del mondo islamico e necessario per chi pratica l’islam. Importante, tuttavia è approcciare la traduzione con consapevolezza e con la dovuta cautela. L’arabo e l’italiano non sono due lingue direttamente traducibili, non solo dal punto di vista strutturale ma anche e soprattutto lessicale. Per cogliere il senso di una sola parola c’è spesso bisogno di una spiegazione articolata, al fine di comprendere il suo senso profondo e la sua collocazione in un preciso universo culturale. Per quanto riguarda il Corano, numerose sono le scienze sorte attorno ad esso per comprenderne i significati. Se si volessero rendere in italiano i significati profondi del Corano, collegando ad esempio i versetti alle circostanze della rivelazione, comprendendone le applicazioni pratiche e gli usi simbolici, sarebbe necessario dedicare un volume di centinaia di pagine ad ogni singola sura (capitolo). L’espansione dell’Islam in tutto il mondo e il bisogno di fruire la conoscenza sacra immediatamente da parte dei credenti che non hanno accesso alla lingua araba ha nei secoli moltiplicato le traduzione letterali del testo. Diverse sono le traduzioni in lingua italiana, di cui la prima fu redatta nel dodicesimo secolo. Spesso mi capita di ricevere la domanda: qual è la migliore? Quale acquisto? Personalmente ritengo che non ci sia una versione migliore, perché ognuna rende delle sfaccettature diverse ed è più o meno fedele al testo cercando con fatica di rendere i significati comprensibili al lettore italiano. Di seguito una breve panoramica delle traduzioni più note attualmente in circolazione:
Traduzione di Hamza Piccardo (prima ed. 1994) : è la più diffusa in Italia, anche perché è spesso distribuita gratuitamente. Il linguaggio è semplice e scorrevole, a volte l’autore di allontana dalla traduzione letterale del testo usando perifrasi per restituire maggiore chiarezza. Le basi dottrinali su cui si basa sia la traduzione che le note esplicative sono state approvate dall’UCOII rispecchiando la loro particolare espressione dell’Islam sunnita. Esiste anche in versione con testo arabo a fronte, consigliata per chi sta imparando l’arabo e vuole avere diretto accesso al testo originale.
Di recente è stata pubblicata una versione con testo arabo e translitterazione in caratteri latini modificati. La translitterazione per essere interpretata correttamente necessita comunque di una base di conoscenza dell’arabo, inoltre rallenta il processo di apprendimento della scrittura araba.
Traduzione di Gabriele Mandel (prima ed. 2004): traduzione con testo a fronte in arabo. A volte con grande maestria, l’autore riesce addirittura a rendere in italiano i suoni ridondanti di alcuni versetti del Corano, avvicinandosi all’impatto emotivo che questi hanno. Tuttavia l’italiano, seppure elegantissimo, può risultare a volte poco scorrevole. Sia la traduzione che le note esplicative rispecchiano l’espressione dell’Islam dell’autore, che fu studioso e artista poliedrico e vicario generale dell’ordine sufi Jerrahi-Halveti. Questa traduzione molto interessante, va secondo me affiancata allo studio del sufismo in generale e all’opera e la figura di Mandel per comprendere e apprezzarne le peculiarità.
Traduzione di Ida Zilio-Grandi (2010): la prefazione a cura di Alberto Ventura è un’importantissima introduzione alla storia del Corano, che con precisione e chiarezza offre un importante chiave di lettura al testo. La traduzione è molto accurata e fedele all’arabo, scorrevole e in molti casi vicina alla potenza poetica del testo originale. La lingua è molto asciutta e lineare. Ottime le note esplicative che descrivono in modo ordinato e coerente le circostanze della rivelazione e le principali interpretazioni.
Traduzione di Alessandro Bausani (prima ed. 1955): traduzione letterale molto accurata dal punto di vista filologico ma che nell’uso semantico rispecchia a volte un atteggiamento di diffidenza verso l’Islam, tipico di un certo orientalismo dei tempi. Resta un testo fondamentale da cui partire, usato soprattutto per gli studi accademici e la ricerca. Bausani fu uno dei più importanti studiosi di mondo islamico, esperto sia di persiano che di arabo.
Traduzione di Luigi Bonelli (prima ed. 1929): la più datata delle traduzioni qui elencate, pubblicata per la prima volta nel 1929. Il linguaggio che profuma di antico dà al testo italiano una solennità che agevola il lettore a sentirsi in compagnia di un testo sacro. La traduzione è molto scrupolosa e aderente al testo. Luigi Bonelli è uno dei primi orientalisti italiani che molto ha dedicato allo studio filologico di diverse lingue dell’area mediorientale. A lui si deve l’introduzione in Italia degli studi di turco.
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