Rubrica bisettimanale per raccontare l’Islam tra (socio)linguistica, studio ed esperienza.
Muḥammad è la translitterazione del nome del Profeta dell’Islam. Il puntino sotto la h indica che si tratta di un suono che si pronuncia a metà della faringe eseguendo un piccolo movimento che restringe molto il passaggio dell’aria. La lingua italiana non ha suoni che si producono nella gola, con la g di gatto al massimo arriviamo all’inizio del palato molle. E così quella ḥ di solito si ignora, quando viene scritto Muhammad si legge come se quel suono reso graficamente con una lettera h non esistesse. Il nome Muhammad è straniero, non suona bene, o meglio non suona italiano e così lo abbiamo trasformato in Maometto, una parola che dal punto di vista morfologico contiene il suffisso –etto, che fa rima con inetto e che si usa per formare i diminutivi: piccoletto, angoletto, armadietto, zainetto. Sì ho una formazione sociolinguistica, questo significa che non posso fare a meno di osservare i fenomeni linguistici come comportamenti umani, e metterli in relazione con altro dalla lingua. Scegliere di chiamare il Profeta dell’Islam Maometto non è una scelta neutra, ma è quella pigra che facciamo ogni volta che modifichiamo nomi stranieri affinché si armonizzino con il suono dell’italiano. Basti pensare a come traduciamo i nomi delle città tedesche: Köln diventa Colonia, Mainz diventa Magonza, München, Monaco. Tuttavia quando si dice Maometto si sta facendo qualcosa in più che una semplice traduzione: in effetti ci troviamo davanti ad un caso di Volksetymologie letteralmente etimologia popolare o paretimologia, “un processo con cui una parola viene reinterpretata sulla base di somiglianze di forma o di significato con altre parole, deviando dalla forma o dal significato originario”. Esempi di parole che si sono formate per un processo di Volksetymologie sono ad esempio malinconia dal greco melankolìa latino tardo melancholia che diventa malinconia in italiano per assonanza alla parola “male”, oppure stoccafisso dall’antico olandese stocvish, letteralmente pesce bastone. Il secondo elemento diventa “fisso” in italiano per assonanza con vish. Il nome Maometto è attestato nelle fonti antiche anche come Malcometto, poi diventato Macometto (qui la c indica il suono della faringale) che poi scompare in Maometto. L’ipotesi che sia un adattamento che vuole veicolare una sfumatura di significato dispregiativa o quanto meno sminuente è molto probabile. Ancora più probabile se pensiamo all’immagine che domina nella nostra società rispetto al Profeta dell’Islam mai pensato come una guida spirituale e veicolo di sapienza e valori universali. Mai il Profeta Muhammad viene menzionato tra i grandi maestri spirituali, come si fa ad esempio con il Buddha, con Gesù o con Rumi, dimenticando però che quest’ultimo era musulmano sunnita (di lui parlerò in un’altra puntata). Eppure Muhammad è stato una delle persone più influenti della storia. E quindi quale modo migliore per conoscere la figura di Muhammad che leggere un buon libro? Ecco quattro consigli di lettura:
Martin Lings “La vita del Profeta Muhammad”, gli avvenimenti principali della biografia del Profeta sono tratti dalle fonti più antiche e arricchiti da riflessioni dell’autore scomparso nel 2005. Martin Lings è stato uno studioso di islam soprattutto di sufismo, che viveva anche come sua esperienza spirituale. Allievo di Frithjof Schuon e influenzato dalla filosofia guenoniana si converte all’islam durante un soggiorno di studio della lingua araba in Egitto.
Roberto Tottoli “Vite antiche di Maometto”, un traduzione molto accurata di diversi testi agiografici dei primi secoli dell’islam (XI-XVI secolo), raccolte in ordine tematico e storico. Basato interamente sulla storiografia islamica offre la possibilità al lettore italiano di leggere la biografia del Profeta esattamente come è stata trasmessa dalla tradizione. La prefazione di Michael Lecker è inoltre fondamentale per introdurre i lettori al contesto storico e ai generi letterari che sorti intorno alle narrazioni della vita del Profeta Muhammad.
Tariq Ramadan, “Maometto, dall’islam di ieri all’islam di oggi”, come suggerisce il titolo lo scopo del libro è presentare il Profeta dell’Islam come un modello da seguire per i musulmani di oggi. Gli avvenimenti principali della vita di Muhammad sono infatti inframmezzati da riflessioni e suggerimenti di applicazione pratica dell’esempio profetico. Tariq Ramadan è infatti noto per il suo lavoro di divulgazione di sapere islamico soprattutto a favore dei giovani europei.
Massimo Campanini, “Maometto. La vita e il messaggio di Muhammad, il profeta dell’Islam”, ricostruzione storica accurata con interessanti riferimenti al Corano. Il libro contiene un’analisi critica dei principali lavori orientalisti sulla figura di Muhammad e un importante riflessione sull’Islam contemporaneo. Recensione completa qui.