Rubrica bisettimanale per raccontare l’Islam tra (socio)linguistica, studio ed esperienza.
Oggi è l’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, delle cui origini ho parlato in questo articolo.
Oggi rifletto su cosa voglia dire essere donna, una parola che definisce forse il mio corpo, forse il ruolo che ci si aspetti ricopri nella famiglia, racconta il mio modo di vestire e le parole declinate al femminile quando parlo di me stessa. Non so bene cosa voglia dire la parola “donna”, ma so che è tale l’essere donna in contrapposizione all’essere uomo.
Di conferenze, lezioni, articoli dedicati alle donne e all’islam il mio curriculum è pieno. Sarebbe stato ovvio dedicare l’articolo di questa rubrica alla parola donna e invece io desidero dedicarlo alla parola uomo, anzi uomini, questa collettività di indistinte persone di sesso maschile che pare abbiano costruito un islam violento e oppressivo.
Nel Corano e nella tradizione successiva, è chiaro che gli uomini e le donne siano uguali davanti a Dio, entrambi responsabili del rispetto dei valori islamici. Gli uomini sono incoraggiati ad essere gentili e protettivi nei confronti delle loro famiglie e ad essere buoni modelli per i loro figli.
L’Islam è uno stile di vita che incoraggia persone di entrambi i sessi a lavorare insieme per raggiungere il successo sia in questo mondo che nel prossimo.
Nell’Islam, adab è la più alta forma di rispetto che si possa mostrare all’altro. È il massimo livello di cortesia ed etichetta. È il comportamento che ci si aspetta da un musulmano quando interagisce con altri musulmani, così come quelli che non sono musulmani. Il concetto di adab comprende sia il comportamento interiore che esteriore di una persona. Non si tratta solo di ciò che una persona dice, ma di come lo dice e di come si comporta.
Il rispetto è una componente chiave di adab. Per mostrare rispetto, bisogna prima saper mostrare rispetto. Ciò include sapere come salutare gli altri, come parlare con loro e come agire intorno a loro. È importante essere consapevoli delle differenze culturali quando si interagisce con gli altri e mostrare rispetto per la loro cultura e i loro costumi.
Ecco gli uomini musulmani della mia vita sono tra coloro che più di altri mi hanno insegnato cosa significhi adab. Tra loro ci sono i miei maestri, imam, presidenti di associazioni islamiche, mariti delle mie amiche, amici e miei studenti. Con tutti parlo liberamente della mia esperienza di essere donna, sviscerando le storture imposte da un sistema di potere che ha radici lontane da ogni via spirituale. Ci ispiriamo a vicenda sul cammino spirituale, riflettiamo sul modo migliore di contribuire al benessere collettivo.
E’ nella valorizzazione delle differenze, non nella loro negazione che si scopre l’armonia, in un equilibrio di relazioni autentiche, lontane da dinamiche di potere che inquinano.
E allora dove è il problema? Perchè sono ancora poche le donne in posizioni apicali e di rappresentanza nell’ambito religioso (e direi non solo), perchè ci sono ancora delle profonde ingiustizie? Ne ho riflettuto durante questo incontro presso l’Università Pontificia Gregoriana in collaborazione con Religions for Peace, ieri 7 marzo 2022.
Qui un estratto: