Rubrica bisettimanale per raccontare l’Islam tra (socio)linguistica, studio ed esperienza.
Mangiare, bere e dormire sono elementi essenziali per la sopravvivenza del nostro corpo fisico. Chi vive immerso nel ricordo e nella preghiera ogni giorno ringrazia per queste benedizioni mai scontate. Spesso però, le pratiche rituali islamiche rischiano di diventare routine vuota, azione meccanica ripetuta senza consapevolezza.
Nella frenesia del nostro tempo tra studio o lavoro, responsabilità familiari e pensieri assordanti è facile dimenticare l’essenziale.
La pratica quotidiana della preghiera rituale offre al corpo la possibilità di essere protagonista del percorso di purificazione del cuore e connessione all’Eterno attraverso il movimento.
E così nel mese di Ramadan è il corpo ad essere al centro della pratica spirituale per trasformarsi profondamente e riscoprire l’essenziale.
Durante le ore di luce le persone in salute non introducono nè cibo nè bevande nel corpo, in modo che quest’ultimo possa sperimentare il solo nutrimento spirituale per qualche ora. Dal punto di vista medico quello di Ramadan è un digiuno secco, una pratica riscoperta di recente, come strategia per rimettersi in salute e purificare il corpo. Uno studio interessante in proposito è quello di Filonov.
Tuttavia dal punto di vista del credente, questa non è una pratica finalizzata al benessere fisico e spirituale, ma un atto di adorazione. Anche le persone che non possono digiunare per motivi di salute o perchè in viaggio, hanno l’occasione di scoprire che i limiti del corpo possono essere fonte di rinnovamento dello stato di umiltà e porte per svilupppare una maggiore consapevolezza della Presenza Divina.
In questo mese nel VII secolo discese la Rivelazione sul Profeta, il Sacro Corano che ispira, guida e trasforma i cuori. Durante questo mese, dunque, i musulmani partecipano di questo miracolo, celebrandolo nel digiuno, nella preghiera e nelle lodi. Si impegnano particolarmente nelle azioni di gratitudine e supporto agli altri, evitando di cedere alla tentazione di manifestare rabbia con aggressività e perdersi in discussioni inutili.
Questo mese particolarmente benedetto, in un mondo in cui molti sono stretti nella morsa dell’impulsività, è un allenamento per pensare, parlare e agire consapevolmente. La Misericordia del Signore che il Corano enfatizza all’inzio di ogni sura è tutta qui: indicare ai credenti e le credenti di adorarlo attraverso pratiche che recano beneficio.
Ritardare di un pochino le nostre reazioni alle piccole sfide quotidiane, trasformando ogni singolo momento della nostra vita in un’occasione di crescita ci rende liberi di vivere pienamente la nostra umanità, evitando di sprecare l’esperienza di essere vivi. In una parola il Ramadan ci costringe a ritornare all’essenziale.
Se vuoi consigli per l’alimentazione durante il Ramadan leggi qui.
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