Un pensiero per una città altrove
Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte da bambina ho sentito il tuo nome dalla voce di mia madre tra un racconto e l’altro.
Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ti ho sognato, desiderato. Ho immaginato di essere accolta dai tuoi vicoli, inebriata dai colori e profumi della tua gente che bisbiglia parole mai dette.
Gerusalemme, Gerusalemme, quanta storia attraverso il tuo sole caldo, quante lune tra le tue notti silenziose nel lamento di chi non può avere sonno…
Gerusalemme, Gerusalemme quando ti ho visto la prima volta ho tremato lontano da te, ho respirato a lungo, ti ho calpestato e sei entrata nel profondo di me.
Gerusalemme mia, mi hai incastrato in un tumulto di emozioni, non mi libererò mai di te, delle tue figlie e i tuoi figli.
Ti ho conosciuto da un lato e dall’altro, ho amato da una parte all’altra, ho ascoltato preghiere silenziose in ogni luogo, lì ho pianto…
Ho ascoltato tutte le tue lingue, ne avrò capita qualcuna? Solo al cuore tu sai parlare.
Gerusalemme, Gerusalemme, quanta ingiustizia ho sentito scorrere nelle tue strade, quanti volti asciutti e passi pesanti ho incrociato sul tuo cammino.
Oh Gerusalemme, tu sei quell’anziano che con premura domanda per tenermi al sicuro.
Sei legno d’ulivo che passa tra le mie mani ogni volta che menziono l’Assoluto.
Sei la preghiera sulla Roccia e la terra ferma che mi purifica in una frettolosa giornata di non so che stagione.
Sei quella notte in cui tutto è stato chiaro e sei Maria che sola si abbandona a quello che c’è.
Gerusalemme, Gerusalemme sei il mare, l’oceano, l’infinito e l’incomprensibile, sei lì e vorresti essere altrove, sei di tutti e non sei di nessuno.
Gerusalemme, Gerusalemme, oh tu città infinita, ci unisci e ci dividi, ci accogli e ci respingi, ora perdonaci.