Le donne menzionate nel Corano sono numerose dall’inizio alla fine del testo. Solo una di loro è citata con il suo nome, Maryam, di cui la menzione compare ben settanta volte, ma di le ci occuperemo nella quarta puntata di questa mini-rubrica dedicata a quattro personaggi femminili del Corano, di grande importanza per la tradizione islamica.
Eva e l’equilibrio del due
Cominciamo da Eva, menzionata come zawj Adam, ovvero moglie di Adamo. E cominciamo con una precisazione linguistica. La parola zawj in arabo viene da una radice che significa “essere due, essere una coppia”; quindi zawj e il corrispettivo femminile zawja significano più letteralmente essere uno dei due elementi di una coppia. Inoltre in arabo si usa la stessa parola sia per marito che per moglie, per comporre il femminile, si aggiunge solo un suffisso (la famosa ta marbuta, per chi ha familiarità con la lingua araba). Ho sempre trovato questo piccolo particolare significativo, una simbolo dell’armonia e uguaglianza tra il maschile e il femminile.
Secondo il Corano tutto il creato è duale (51:49) e tutto è stato creato in modo da essere in equilibrio e armonia come mostra il primo versetto della Surah delle Donne (4:1) in linea con un senso di giustizia profondo che sottende a tutta la narrazione coranica.
Eva e l’origine dell’umanità
La storia della creazione del primo essere umano Adamo si inserisce in questa ottica, anche se apparentemente potrebbe sembrare una chiara affermazione della supremazia del maschile sul femminile. Questo accade perché se pensiamo ad Adamo ed Eva ci vengono in mente i racconti della Genesi e in particolare la creazione della donna dalla costola dell’uomo. Si prosegue poi con la narrazione della tentazione da parte di Satana che inganna Eva, responsabile dell’errore di Adamo e della rovina di tutta l’umanità (sto semplificando, perché ovviamente questo è un articolo di un blog.) Essendo stata cresciuta in un ambiente religioso cristiano, questa storia mi è sempre stata molto familiare, ma ha anche influenzato molto il mio modo di vivere la femminilità.
Il confronto con Eva
Da adolescente mi ritrovai a dire “quando troverò una religione senza colpa di Eva e senza peccato originale” sarà la mia strada. Detto, fatto arrivò il Corano che non menziona la creazione di Eva da una costola e che usa il duale quando parla della tentazione. Entrambi vengono ingannati, entrambi mangiano il frutto e entrambi vennero cacciati dal Giardino. Ma ancora, i due si rendono conto dell’errore e si pentono, ricevendo il perdono di Dio. Questa storia in ambiente islamico, mi fu infatti raccontata perché mi sentivo in colpa per una mancanza. Una signora molto saggia mi disse “non c’è bisogno di sentirsi così in colpa, Allah perdona con la sua Misericordia”. Ricorda Adamo ed Eva…
Mi sembrò davvero strano questo cambio di paradigma, ovvero il modo in cui in due contesti diversi veniva raccontata la storia della prima coppia umana.
Creata dalla costola?
Ma torniamo alla nostra protagonista, Eva, in arabo Hawwa, perché è colei che dà la vita, ci dice la tradizione successiva, che la chiama per nome e aggiunge particolari alla trattazione coranica. Nei commentari coranici si trovano infatti narrazioni simili a quella della genesi, che fanno parte di quelle che in letteratura vengono definite le israiliyyat, ovvero elementi della tradizione giudaico-cristiana, che si intrecciano con la rivelazione coranica, soprattutto per quel che riguarda le storie dei profeti; l’islam d’altronde si pone in continuità con le tradizioni successive e non come una forma di rottura. Ma essere nate dalla costola di Adamo significa essere inferiori?
Secondo l’autrice Asma Lambrabet, che tanti studi ha dedicato alla questione dell’armonia dei generi nel Corano, fa notare che quando il Profeta menzionò l’immagine della creazione dalla costola, lo fece in un discorso più ampio indirizzato agli arabi del suo tempo, mirato ad incoraggiarli a trattare con dolcezza le proprie mogli, perché parte del loro stesso corpo. Un gesto rivoluzionario per quel tempo. Ma c’è dell’altro, secondo il mio personale punto di vista, Eva nasce da Adamo, come poi successivamente tutta l’umanità nascerà da Eva. Quello di Adamo è una sorta di parto, per generare l’altra metà della coppia, il femminile, che unito nuovamente al maschile, darà la vita a tutta la progenie umana. Ad oggi il mistero più grande del nostro universo umano resta quello della gestazione e del parto, della trasmissione della vita, che avviene tramite il corpo femminile, attraverso l’unione con il maschile.
Per un armonia del maschile e femminile
Nelle mie letture mi sono imbattuta in un testo di Thalabi, autore dell’XI secolo che nel descrivere l’origine della creazione umana, dice chiaramente che l’idea di una superiorità presunta dell’uomo sulla donna, a causa della sua origine dalla costola, viene dalla saggezza popolare, né dal Corano dunque e né dalle parole del Profeta. Nella dinamica della tentazione Eva è responsabile quanto Adamo della scelta della disobbedienza, un chiaro segno per ricordare a tutti noi che gli esseri umani, donne e uomini, non possono essere forzati da nessuno ad adorare Dio e praticare la religione. Pensare ad Eva oggi e alla sua indissolubile relazione con Adamo, è un modo per tornare a comprendere in modo profondo i principi del femminile e del maschile, per nobilitarli, invece che svilirli. Se la debolezza umana ci ha portato ad incomprensione, squilibri, fraintendimenti e abusi di potere, rivolgere il volto alla conoscenza sacra, può essere uno dei modi per guardare oltre e creare meno sofferenza possibile.