Le donne menzionate nel Corano sono numerose dall’inizio alla fine del testo. Alcune delle loro storie veicolano importanti insegnamenti per la vita spirituale di ogni credente. Abbiamo iniziato con la Madre di tutti i viventi, la prima donna dell’umanità, Eva, trovi qui l’articolo. La seconda puntata di questa mini-rubrica è invece dedicata a Bilqis, la regina di Saba.
Conosciamo il nome della regina di Saba, dai commentari coranici e altra letteratura che aggiunge particolari alla narrazione che nel Corano abbiamo dell’incontro fra la regina e il re-profeta Sulayman (Salomone). Bilqis regnava su un vasto regno probabilente situato nell’attuale Yemen. Il Corano e le fonti successive la descrivono come una sovrana potente, saggia e astuta.
Nella Sura della Formica (27) dal versetto (aya) 20 il racconto si apre con Sulayman, che tra gli uccelli al suo servizio non trova l’upupa, che dopo poco ritorna con un messaggio da Saba. Qui regna una regina che possiede numerosi beni e un maestoso trono. Lei è il suo popolo non conosco la Via della Verità e sono adoratori del Sole. Sono ingannati dall’astro, che impedisce loro di evolversi spiritualmente per giungere alla connessione con la Trascendenza. Così Sulayman, le fa recapitare una missiva per invitare la regina e il suo popolo ad abbandonarsi fiduciosamente all’Unico (Sura 27:31).
In questo passaggio così emozionante della narrazione coranica, appare Bilqis, che prima di prendere una qualsiasi decisione chiede parere ai suoi consiglieri. Una regina che amministra il potere politico con saggezza e umiltà, dunque, che prima di muovere il primo passo riflette. Decide così di mettere alla prova la sincerità di Sulayman inviando dei doni.
Nelle tradizioni successive al Corano sono descritti nei particolari diverse prove che i due, come in duello affrontano prima che la storia si concluda con la vittoria del Misericordioso. Cosa è questa se non l’immagine della lotta interiore che ogni persona in cammino ha dentro se stessa? Da un lato c’è il corpo che così legato alla materialità, al deteriorarsi a causa del tempo cerca di accumulare beni terreni, è frenetico nel fare, nella paura che il momento in cui tutto avrà una fine arrivi. Dall’altro lato c’è l’anima così legata allo spirito, rivolto verso la vita che ci attende al di là di questa dimensione terrena, cerca di accumulare il bene, è impegnato nello stare, nella certezza che il momento dell’eternità è già adesso.
Nel Corano Sulayman rifiuta i doni, che sono nulla in confronto alle ricchezze spirituali e così Bilqis si abbandona alla fede dichiarandolo ad alta voce. Lo spirito ha vinto sul corpo, stabilendo la priorità e garantendo armonia. La luce ha prevalso sul buio, l’unione si è innalzata sulla separazione, Bilqis ha compiuto la sua evoluzione spirituale, da un oggetto materiale come il Sole, ora adora l’Eterno che la condurrà alla salvezza. “Ciò che adorava all’infuori di Allah l’aveva distolta” (Corano 27:43), ora Bilqis ha ritrovato il suo centro.
Nel passaggio coranico ella amette “mi abbandono fiduciosamente con Sulayman ad Allah, Signore dei mondi” (Sura 27:44, traduzione mia). Sulayman è dunque il tramite attraverso il quale Bilqis apre il cuore ad una nuova vita.
In alcune traduzioni del Corano la parola aslamtu viene tradotta “mi sottometto”, ma questa radice da cui poi deriva la parola islam ha più il senso del lasciarsi andare, di abbandonarsi a Dio e la sua volontà. E’ lo stesso verbo che uso quando parlo in arabo e racconto la mia esperienza: in italiano devo dire “mi sono convertita” oppure “ho iniziato il mio cammino nell’islam”, in arabo dico semplicemente aslamtu, una parola per racchiudere tutto il senso profondo di questa esperienza, il momento profondo di quella scoperta, che sento di poter descrivere solo attraverso la lingua del Corano.
Dedicato a tutte le persone in cammino, e ancor di più a chi dal buio e passato alla luce.