L’islam in altre parole #11 ABBANDONO FIDUCIOSO

Rubrica per raccontare l’Islam tra (socio)linguistica, studio ed esperienza.

Cosa significa esattamente la parola “Islam”? Questa parola viene spesso tradotta in italiano con “sottomissione”, una scelta dal mio punto di vista non neutra, perchè come ci insegna la sociolinguistica le parole che scegliamo di usare raccontano sempre una storia molto precisa. Ho avuto modo di approfondire la questione con due esempi, uno legato alla differenza tra “islamico e musulmano” qui e uno sul nome del Profeta qui.

Torniamo alla parola islam, ma prima di suggerire una traduzione italiana, che rispetti il più possibile il suo significato profondo osserviamo quello che facciamo quando la pronunciamo in lingua italiana. Attenzione quello che sto per scrivere è materia da linguista nerd e potrebbe sembrarti una sciocchezza. E invece e proprio nelle piccole cose, quelle che sembrano irrilevanti che si nascondono grandi significati.

Probabilmente anche tu pronunci la parola “islam” con l’accento sulla i e la s sonora.

In arabo invece la lettera corrispondente alla “s” si legge sempre e comunque come una fricativa alveolare sorda. In altre parole in italiano noi abbiamo uno stesso segno “s” che corrisponde a due suoni diversi a seconda di dove si trova (pensa alla differenza di pronuncia tra la s nella parola “slavo” e la parola “sale”). In arabo invece abbiamo due lettere per riprodurre i due suoni.

Inoltre in arabo la “a” di islam è lunga, quindi diciamo accentata. E allora perchè in italiano modifichiamo la pronuncia? Lo facciamo perchè per le regole dell’ortoepia quando la “s” precede una consonante sonora si legge come sonora, quindi la “s” prima della “l” si legge “z”. Accentiamo la prima vocale, perchè questo è più armonioso con le regole dell’accento dell’italiano…

Lo so non mi stai seguendo benissimo, a meno che tu non condivida con me la professione di linguista. Quindi ecco un audio che renderà il tutto più chiaro.

Probabilmente ti starai chiedendo “cosa implica questa differenza di pronuncia?” Quando parole straniere entrano a far parte della nostra lingua in modo naturale cerchiamo di armonizzarle con il suono o meglio la melodia della lingua. Anche parole come Instagram, Facebook o management in italiano suonano in modo un po’ diverso dalla pronuncia originale inglese. E’ un fenomeno comune a tutte le lingue che apre uno spazio di riflessione.

Tutte le volte che accogliamo una parola nella nostra lingua, dal punto di vista fonetico la modifichiamo e quella parola si lascia permeare senza tanti problemi per fare il suo passaggio dalla lingua in cui è stata originata a quella nuova. E’ così non solo a livello fonetico, lo facciamo con le idee, i concetti. Quello che accade nel processo di traduzione è esattamente la stessa cosa, perchè quando è in gioco una relazione, che sia tra due sistemi linguistici, tra due persone c’è sempre un processo di negoziazione.

Come abbiamo negoziato il significato della parola islam? Quale immagine dell’islam restituiscono le parole che attribuiamo ad esso? Parole arabe come fatwa, jihad, sharia in che modo sono usate nella comunicazione? Quali altre parole si possono coniare per restituire giustizia a quello che è un cammino spirituale e un’immensa civiltà.

Partiamo proprio dalla parola islam, che è il nome di un’azione delicata e continua, aslama, ovvero abbandonarsi fiduciosamente al divino. L’Islam è una via che costringe l’essere umano a guardarsi dentro, nell’oscurità delle proprie viscere. È un movimento del cuore che sconvolge il nostro vissuto, che gradualmente, creando diverse armonie fa suonare le corde della nostra anima in modo nuovo. Questo potente movimento si trasferisce poi all’esterno e diventa azione, retto comportamento. Diventa abitudine che ci ricorda chi siamo, e che dà nuova vita al movimento del cuore, che in fondo ci fa stare in piedi e centrati verso l’obiettivo. Il peso e la fatica si dissolvono in un attimo se si pensa che ogni respiro consapevole nella via dell’Islam è un soffio di libertà.

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